martedì, novembre 07, 2006

LAVORARE PER VIVERE..

Lavorare per vivere, e non vivere per lavorare!
Forse qualcuno potrà dissentire su questo mio modo di vedere le cose, ma sicuramente non sarà la maggioranza.
Non mi interessa nulla del lavoro una volta che ne sono uscito, una volta che ho finito.
Il mio lavoro finisce lì, si esaurisce nei tempi dettati dalla mia presenza fisica sul luogo di lavoro.
Non mi porto fuori nulla, non mi porto niente a casa.
Non ne ho voglia, e soprattutto non mi porta niente.
E non sto parlando di soldi, che sarebbero l’unico movente, ma parlo di serenità, di salute, di amicizia: benessere!
Voglio poter scegliere di avere amici, di avere interessi, che vadano oltre il lavoro.
Non ho sposato il mio posto di lavoro, né è il mio sogno nel cassetto.
Il lavoro è solo il mezzo con cui mi permetto tutto il resto: i vizi, i piaceri, gli amici.
Non capisco affatto quelli che non dormono pensando al lavoro, quelli che pensano al lavoro anche quando dormono, anche quando sono fuori a cena con gli amici, perché i loro amici sono solo i colleghi di lavoro.
Se ho voglia possono diventare amici, ma non devono esserlo per forza, perché non ho avuto modo di crearmene e trovarmene altri.
La sera posso uscire, posso dormire, posso parlare con gli amici, leggere un libro oppure non fare nulla.
Ma è una mia scelta, dipendente sempre dalla prima, fondamentale scelta: io LAVORO PER VIVERE!!!
Sei liberissimo di portarti il lavoro a casa, di stare in ufficio 14 ore, anche di dormirci se preferisci; puoi portarti a casa il lavoro e farlo nel fine settimana, alzarti alle 5 per cominciare a lavorare, ma difficilmente troverai la mia complicità.
E soprattutto non puoi pretendere che se io non sono come te allora sono un menefreghista, che non me ne frega niente del mio lavoro.
Se sto a casa perché ho un braccio rotto, non devi rompermi i c…..ni perché non sono in ufficio, come invece faresti tu anche con 40 di febbre e col moccio al naso.
Avrei milioni di cose migliori da fare che starmene a casa aspettando che il braccio guarisca.
Non sai quanto mi piacerebbe in questo momento essere in ufficio anziché a casa a oziare.
Perché lo stare in ufficio presupporrebbe poter fare tante altre cose che attualmente non sono in grado di fare…..guidare la moto, giocare coi miei amici, andare a correre, stringere una mano…
Puoi dirmi che sono ancora un ragazzino, che sono infantile, immaturo, che sarebbe ora di pensare come un uomo e smetterla di fare il ragazzo, ma forse quei 10 anni all’anagrafe che ci dividono, sono in realtà 40, perché hai perso di vista una cosa….che se il lavoro finisce, si vive ancora; ma se smetti di vivere….ho paura che il lavoro non può essere molto d’aiuto.
Quindi preferisco sembrarti menefreghista, sono problemi tuoi.
Preferisco conoscere una persona piuttosto che imparare uno sterile linguaggio di programmazione, che mi costringe a stare davanti ad uno schermo, anziché sotto il sole e con l’aria fresca in faccia!

4 Comments:

Blogger sana-chan said...

sono con te al 100%!!!
proprio per questo ho lasciato milano...
non volevo diventare come quella gente...
carriera? ambizione? ZERO!
farmi il mazzo fino alle 10 di sera? non poter programmare un weekend via con gli amici perchè ho una scadenza al lavoro? MA FALLO TU!!!
io lavoro e mi piace, ho una gran fortuna di lavorare con persone che rispetto e ammiro e che mi insegnano tanto, ma appena fuori ufficio viaaa!!! si pensa all'allenamento, alla birra con l'amico, alle prove di canto, al weekend da qualche parte!
che libertà!
^_^
gli esempi li ho visti di ragazze sciupate che vivono per lavorare, che escono alle 23 dall'ufficio, vanno a casa solo per dormire e per vomitare dallo stress, per poi ripresentarsi la mattina dopo in ufficio a ricominciare.
palestra? amici? famiglia? e come si fa!!! ci vuole impegno e tempo da dedicare agli altri e a se stessi, se il lavoro ti assorbe completamente non puoi avere altro. e io non sono così, non lo voglio diventare!!!
paolo, noi non siamo immaturi, noi abbiamo il dono di vedere a fondo, di vedere oltre... ;)

5:04 PM  
Blogger Steffl00 said...

posso dire la mia? tutto vero. in parte. vero che il lavoro non è la vita ma ne fa parte e come tale è bello poterlo fare al meglio, usare la propria energia, creatività, prendersi i rischi e le responsabilità. dare il massimo... come in tutte le cose della propria vita (giocare a volley, correre, vivere le proprie amicizie e dare il proprio affetto alle persone care...)..non vuol dire essere dei pazzi che lavorano solo per quello, come non è vero l'opposto (essere menefreghisti quando si chiude la porta dell'ufficio e non si pensa più al lavoro)...la verità? non la conosco, si dice che stia in mezzo..
ho imparato anche a mie spese cosa vuol dire farsi prendere dalla frenesia, passare le notti in bianco pensando al lavoro con l'agenda di fianco per prendere appunti....non è bello, non è divertente (non lo è stato per me almeno); andrebbe però anche considerato un rovescio della medaglia. Se dal tuo lavoro dipendesse il futuro di altre persone e non avessi scelto tu di essere in quella posizione? per me a quel punto è diventata una questione legata ai miei principi, alla mia educazione. Qualcosa più grande di me che mi ha assorbito e, forse, rovinato parte della vita (e molte cose belle che avevo). E' un compromesso davanti a cui ci troviamo spesso credo. Credo che l'importante sia, come in tutto, riconoscere i confini, saper dare la giusta dimensione al tutto. lavorare fa parte della vita almeno per me e almeno fino a quando non troverò il modo di vivere senza il lavoro...e allora perchè non applicare lo stesso principio che si applica al resto? vuoi fare l'allenatore a metà? il giocatore a metà? l'amico a metà e il fidanzato a metà? non credo....
per dire cosa? che forse la posizione che descrivi come 'nemica' è estrema e la tua lo è nella stessa misura ma diametralmente opposta. L'equilibrio? forse non esiste, forse è un continuo altalenare dall'una all'altra situazione... l'aria fresca, gli amici, il sole, stringere la mano alla persona amica e che si ama, conoscere altre persone...e imparare a programmare...
tutto fa parte di un percorso di conoscenza e di progressivo miglioramento della persona...
scusa l'inquinamento. mi faceva piacere dare un contributo.
..cmq preferisco la chicca, il sole, la salsedine, la neve, lo sport, gli amici al lavoro!
;-)

7:07 PM  
Blogger andrake15 said...

se posso anch'io interferire...
credo come paol1 che si debba lavorare per vivere e non vivere per lavorare e credo anche che non si può fare di tutta l'erba un fascio.
ci sono cose per cui (chiaramente è una cosa soggettiva) vale la pena impegnarsi al massimo e altre magari un po' meno.
le priorità sono diverse per ognuno di noi, il lavoro non è sicuramente una mia priorità.
poi veramente magari la verità stà in mezzo.

9:18 AM  
Blogger sana-chan said...

da una parte hai ragione ste, cioè bisogna di certo prendere seriamente il lavoro e di sicuro quando uno ha una famiglia da mantenere il lavoro diventa qualcosa di più.
e inoltre avere responsabilità è qualcosa che fa maturare e da soddisfazione e se uno ha delle responsabilità allora è difficile staccarsene mentalmente. come al solito bisogna sempre vedere l'essenza delle cose dal giusto punto di vista e dare le giuste priorità. diciamo che spesso ho incontrato persone che a mio parere perdevano di vista le priorità...
l'importante è ok affrontare periodi intensi, ma come dici tu avere sempre in mente cosa davvero conta per noi...

2:53 PM  

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