Mi accorgo sempre di più di avvicinarmi inesorabilmente al punto di non ritorno...
Forse per troppo tempo mi sono illuso di poter portare una maschera, di intraprendere il ruolo del bravo figlio...
Ma adesso quel ruolo si sta rivelando esatamente l'altra faccia della medaglia che mi rappresenta, o meglio che qualcuno è convinto mi rappresenti.
L'insofferenza monta feroce come le onde del mare d'inverno...e forse per non ferire chi mi è sempre stato vicino, almeno fisicamente, continuo ad accumularle rancore.
E' uno strano meccanismo: mi sento sempre di più mstretto, legato ad una situazione che non sento più rappresentarmi, e anzichè esternare, comunicare questo mio stato di insofferenza, lo nascondo, nemmeno troppo bene, e mi vien fuori quel lato scontroso, menefreghista, che pochi conoscono.
E anzichè porre avanti una situazione di taglio netto, porto ad un lento logorio, ad un lungo stato tensionale che si concluderà, questo già lo posso intuire, ad una fragorosa ed inevitabile rottura, come un genoa che esplode msotto una raffica di vento...
So che esiste una soluzione, ma ancora non la vedo così vicina alla sua realizzazione...
E allora ecco le soluzioni di compromesso che però, come tutti i compromessi, non soddisfa nessuna delle due parti.
C'è stato il periodo in cui per scappare andavo a correre, ma me ne sono accortosolo ora qual era il vero motore che mi spingeva a farlo; poi mi sono trovato un secondo lavoro, ma stavo solo cercando di riempire il tempo; quindi le scorribande solitarie con la moto, soli sulle strade di pianura o di montagna, ma finalmente e felicemente in pace con il mondo; poi la musica; ora la lettura, forse il più grande scudo che mi sto costruendo attorno.
Sento di essere felice, tranquillo, solo fuori da queste quattro mura, con i miei amici, i miei compagni, insomma con la mia vita, di cui non voglio assolutamente che ne faccia parte.
Di qui la mia chiusura, il mio cambio d'umore appena entro in casa, appena vedo quella luce accendersi, o sento squillare il telefono...
Per me è diverso...sento che la strada non è più questa, ma non so come troverò la forza di invertire la rotta...non la sento più come la strada giusta...
Sono come un eterno ricercato, come un latitante: perennemente in fuga, in fuga dalla mia vita, dalla mia attuale vita, in fuga dalla mi acondizione di figlio, o meglio di ex figlio modello, di "brau fieu".
Sto vivendo la mia vita volutamente lontano dai miei affetti, sto chiudendo tutte le porte e le finestre, sto sigillando ogni pertugio, ogni fessura.
E ad ogni finestra sento dall'esterno un grido di dolore, il tonfo sordo di una pesante lacrima che cade dalla guancia di una madre, a cui però non voglio dare nè ascolto nè spiegazione...Forse non sono ancora cresciuto abbastanza, o forse sono dovuto crescere troppo in fretta , oppure non ho ancora metabolizzato quello che credevo oramai essere passato...non so più cosa fare senza ferire le persone a cui tengo, cosa essere...se abbandonarmi al Limbo o scegliere tra Paradiso e Inferno...se proseguire in questa via oppure cercarmi, crearmi un bivio, prima che la strada diventi un ponte, senza possibilità alcuna di cambiaredirezione nè senso di marcia...
Forse per troppo tempo mi sono illuso di poter portare una maschera, di intraprendere il ruolo del bravo figlio...
Ma adesso quel ruolo si sta rivelando esatamente l'altra faccia della medaglia che mi rappresenta, o meglio che qualcuno è convinto mi rappresenti.
L'insofferenza monta feroce come le onde del mare d'inverno...e forse per non ferire chi mi è sempre stato vicino, almeno fisicamente, continuo ad accumularle rancore.
E' uno strano meccanismo: mi sento sempre di più mstretto, legato ad una situazione che non sento più rappresentarmi, e anzichè esternare, comunicare questo mio stato di insofferenza, lo nascondo, nemmeno troppo bene, e mi vien fuori quel lato scontroso, menefreghista, che pochi conoscono.
E anzichè porre avanti una situazione di taglio netto, porto ad un lento logorio, ad un lungo stato tensionale che si concluderà, questo già lo posso intuire, ad una fragorosa ed inevitabile rottura, come un genoa che esplode msotto una raffica di vento...
So che esiste una soluzione, ma ancora non la vedo così vicina alla sua realizzazione...
E allora ecco le soluzioni di compromesso che però, come tutti i compromessi, non soddisfa nessuna delle due parti.
C'è stato il periodo in cui per scappare andavo a correre, ma me ne sono accortosolo ora qual era il vero motore che mi spingeva a farlo; poi mi sono trovato un secondo lavoro, ma stavo solo cercando di riempire il tempo; quindi le scorribande solitarie con la moto, soli sulle strade di pianura o di montagna, ma finalmente e felicemente in pace con il mondo; poi la musica; ora la lettura, forse il più grande scudo che mi sto costruendo attorno.
Sento di essere felice, tranquillo, solo fuori da queste quattro mura, con i miei amici, i miei compagni, insomma con la mia vita, di cui non voglio assolutamente che ne faccia parte.
Di qui la mia chiusura, il mio cambio d'umore appena entro in casa, appena vedo quella luce accendersi, o sento squillare il telefono...
Per me è diverso...sento che la strada non è più questa, ma non so come troverò la forza di invertire la rotta...non la sento più come la strada giusta...
Sono come un eterno ricercato, come un latitante: perennemente in fuga, in fuga dalla mia vita, dalla mia attuale vita, in fuga dalla mi acondizione di figlio, o meglio di ex figlio modello, di "brau fieu".
Sto vivendo la mia vita volutamente lontano dai miei affetti, sto chiudendo tutte le porte e le finestre, sto sigillando ogni pertugio, ogni fessura.
E ad ogni finestra sento dall'esterno un grido di dolore, il tonfo sordo di una pesante lacrima che cade dalla guancia di una madre, a cui però non voglio dare nè ascolto nè spiegazione...Forse non sono ancora cresciuto abbastanza, o forse sono dovuto crescere troppo in fretta , oppure non ho ancora metabolizzato quello che credevo oramai essere passato...non so più cosa fare senza ferire le persone a cui tengo, cosa essere...se abbandonarmi al Limbo o scegliere tra Paradiso e Inferno...se proseguire in questa via oppure cercarmi, crearmi un bivio, prima che la strada diventi un ponte, senza possibilità alcuna di cambiaredirezione nè senso di marcia...
1 Comments:
Tanto lungo il commento che vorrei fare e tanto poco il tempo per riordinare le idee.. Non sei tu che sei sbagliato e non sono gli altri... E' il tempo che passa inesorabile e ci frega perchè non ce ne rendiamo conto... C'è un tempo per dire sempre si e fare il bravo figlio anche a costo di mandar giù qualche boccone amaro e c'è un tempo per capire che non si può aspettare sempre il momento perfetto per spiccare il volo ed acquistare un pò di autonomia... NOn significa dare uno strattone e tagliare i ponti, significa cominciare a comminare con le proprie gambe con tutte le conseguenze del caso (nessuno che pensa per te, la solitudine, il doversi arrangiare, il dover scendere a qualche compromesso). Credo che nessuno ti caccerà mai fuori dalla porta e che ogni tua decisione verrà presa con profonda tristezza ma credo anche che questo tua aggressività malamente repressa, questo senso di frustrazione ed impotenza logori sia te che chi ti sta attorno... Forse bisogna prendere le distanze da una situazione per riuscire ad analizzarla con più obbiettività e freddezza per riscoprire magari quella tenerezza che adesso è sepolta sotto una montagna di risentimento (secondo me in parte ingiustificato)... I nostri genitori ci vedranno sempre come una parte di loro, specialmente le nostre mamme perchè lo siamo stati realmente, non importa se sono passati 10, 20 o 30 anni, è nel cuore e nel sangue e non si può cancellare!!!
Sta a noi capire se questo è accetabile senza risentimento o se siamo rivati ad un punto in cui è d'obbligo fare una scelta...
Lo sapevo... è finito il tempo e non sono riuscita a tirar fuori che poche idee ma ben confuse... Un abbraccio
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