aspro e dolce
Tra le bancarelle di un mercato sono stato scelto da un libro...già, perché secondo me sono i libri che ti scelgono…
Difficilmente ci sono libri che tu scegli di leggere; certo, puoi entrare in libreria e chiedere al commesso l’ultimo libro di quell’autore che ti ha consigliato la televisione o la radio, pagarlo, metterlo in tasca ed uscire, ma difficilmente ti riempirà…
I libri che ti scelgono invece sanno che devono essere letti da te, ci sono leggi cosmiche che decidono cosa deve passare per le tue mani. Può trovarti per strada, liberato da un cross, oppure raggiungerti mentre corri tra gli scaffali del supermercato, o ancora esserti consegnato come un gioiello dalle mani di un’amica. Oppure se entri in una libreria di quelle grosse, tipo messaggerie o feltrinelli, allora sono loro che ti guidano nella scelta.
Ci sono quelli ammonticchiati in bella vista, nell’edizione di lusso, copertina rigida e sovraccoperta, magari davanti al cartonato dell’autore che sponsorizza il suo ultimo lavoro.
Oppure quelli che ti guardano dagli scaffali, porgendoti la costola, ritti come tanti soldatini allineati, forse in diverse divise colorate, ma tutti della stessa arma.
E poi quelli lasciati lì, ammonticchiati diligentemente, stretti l’uno all’altro, tascabili, economici, stampati su carta riciclata, quasi reietti, abusivi del mercato del libro.
Ci sono poi le bancarelle dove i libri, di tutte le fattezze ed argomento, franati sul banchetto, lottano tra loro per restare a galla e non farsi sommergere dalle onde.
Ed è proprio lì che vieni scelto.
Mi fermo curioso, a guardare quel mucchio selvaggio di carta, parole e immagini, quando la mano, ancora prima che il cervello realizzi, improvvisamente si ritrova immersa tra i marosi.
E decide chissà perché di salvarne uno. Lui è il prescelto, l’eletto.
Lo guardo.” Mauro Corona. Aspro e dolce”.
Un uomo di montagna, in un bosco, appoggiato ad un albero. Sigaro in bocca, folta barba puntellata di grigio.
Apro la prima pagina e leggo…”VINO Ho iniziato molto presto a bere vino,ero ancora fanciullo quando ho dato mano ai primi bicchieri……..”
Me lo rigiro tra le mani, guardo la quarta di copertina…leggo due notizie sul libro e sull’autore, poi passo all’ultima pagina e all’ultima riga:”Althòn al gòt de la vìf, e a la mòrt l’ùlten buf”.”Alziamo il calice della vita, e alla morte l’ultimo sorso.”.
E’ mio. Lo porto a casa e in dieci giorni le storie di montagne, di sbronze, di amicizie vere e di dura vita fanno parte della mia conoscenza.
“La vita è un calderone sopra il fuoco. Chi salta dentro chi salta fuori, chi si cuoce chi si salva. Io sono saltato dentro e mi sto arrostendo.”
“No, non è così. La vita ci regala i pezzi per costruirla, sta a noi metterli al posto giusto.”
“Balle, la vita non è programmabile.
La vita nasce ogni mattina e irraggia nel mistero di quel che ci accadrà prima di sera. Nessuno assicura che domani uno di noi non sia morto. O anche che qui, sulla panca, tutti e 4 con una saetta.”
Il dolore delle persone è come quella scheggia nel carpino. Una roba dura che ti entra dentro e non puoi più togliere. E nessuna mano può levartela. Allora bisogna fasciarla, coprirla, crescergli attorno come ha fatto lui, solo così puoi sopravvivere al dolore. Ma ti rimane sempre dentro quella scheggia.
Difficilmente ci sono libri che tu scegli di leggere; certo, puoi entrare in libreria e chiedere al commesso l’ultimo libro di quell’autore che ti ha consigliato la televisione o la radio, pagarlo, metterlo in tasca ed uscire, ma difficilmente ti riempirà…
I libri che ti scelgono invece sanno che devono essere letti da te, ci sono leggi cosmiche che decidono cosa deve passare per le tue mani. Può trovarti per strada, liberato da un cross, oppure raggiungerti mentre corri tra gli scaffali del supermercato, o ancora esserti consegnato come un gioiello dalle mani di un’amica. Oppure se entri in una libreria di quelle grosse, tipo messaggerie o feltrinelli, allora sono loro che ti guidano nella scelta.
Ci sono quelli ammonticchiati in bella vista, nell’edizione di lusso, copertina rigida e sovraccoperta, magari davanti al cartonato dell’autore che sponsorizza il suo ultimo lavoro.
Oppure quelli che ti guardano dagli scaffali, porgendoti la costola, ritti come tanti soldatini allineati, forse in diverse divise colorate, ma tutti della stessa arma.
E poi quelli lasciati lì, ammonticchiati diligentemente, stretti l’uno all’altro, tascabili, economici, stampati su carta riciclata, quasi reietti, abusivi del mercato del libro.
Ci sono poi le bancarelle dove i libri, di tutte le fattezze ed argomento, franati sul banchetto, lottano tra loro per restare a galla e non farsi sommergere dalle onde.
Ed è proprio lì che vieni scelto.
Mi fermo curioso, a guardare quel mucchio selvaggio di carta, parole e immagini, quando la mano, ancora prima che il cervello realizzi, improvvisamente si ritrova immersa tra i marosi.
E decide chissà perché di salvarne uno. Lui è il prescelto, l’eletto.
Lo guardo.” Mauro Corona. Aspro e dolce”.
Un uomo di montagna, in un bosco, appoggiato ad un albero. Sigaro in bocca, folta barba puntellata di grigio.
Apro la prima pagina e leggo…”VINO Ho iniziato molto presto a bere vino,ero ancora fanciullo quando ho dato mano ai primi bicchieri……..”
Me lo rigiro tra le mani, guardo la quarta di copertina…leggo due notizie sul libro e sull’autore, poi passo all’ultima pagina e all’ultima riga:”Althòn al gòt de la vìf, e a la mòrt l’ùlten buf”.”Alziamo il calice della vita, e alla morte l’ultimo sorso.”.
E’ mio. Lo porto a casa e in dieci giorni le storie di montagne, di sbronze, di amicizie vere e di dura vita fanno parte della mia conoscenza.
“La vita è un calderone sopra il fuoco. Chi salta dentro chi salta fuori, chi si cuoce chi si salva. Io sono saltato dentro e mi sto arrostendo.”
“No, non è così. La vita ci regala i pezzi per costruirla, sta a noi metterli al posto giusto.”
“Balle, la vita non è programmabile.
La vita nasce ogni mattina e irraggia nel mistero di quel che ci accadrà prima di sera. Nessuno assicura che domani uno di noi non sia morto. O anche che qui, sulla panca, tutti e 4 con una saetta.”
Il dolore delle persone è come quella scheggia nel carpino. Una roba dura che ti entra dentro e non puoi più togliere. E nessuna mano può levartela. Allora bisogna fasciarla, coprirla, crescergli attorno come ha fatto lui, solo così puoi sopravvivere al dolore. Ma ti rimane sempre dentro quella scheggia.
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