CUBA 4
30/04/2008
Lasciamo felici il nostro Rancho alla volta di Trinidad.
Una strada piena di saliscendi, prima di costeggiare nuovamente il mare.
Proseguiamo distrattamente quando, là in mezzo alla strada, ecco una piccola sagoma scura si sposta di traverso lungo la strada.
Metto a dura prova i freni della 206 per riuscire ad evitare di far diventare puré un grosso granchio.
Aspetto che finisca il suo attraversamento per poi proseguire il nostro cammino su una strada che, guardata più attentamente, si rivela essere completamente tappezzata dei poveri resti di grossi granchi rossi.
Arriviamo a Trinidad: finalmente il turismo a Cuba c’è, e si vede.
Orde di turisti che insieme a noi visitano la coloratissima e ordinatissima città, già patrimonio dell’UNESCO.
Sulla piazza una scolaresca locale fa lezione e disegna su fogli bianchi usando come banco il selciato della piazza: ah come invidio questi bambini sorridenti, che fanno lezione sotto il soffitto azzurro del cielo del buon Dio.
Un giro veloce anche al mercatino, dove sono gettonatissime le maglie bianche e le bamboline della santeria cubana(che a noi europei fanno molto riti woo-doo).
Facciamo una sosta per fare qualche acquisto per noi, stavolta rhum, ma non il classico e inflazionato Havana Club, che riempie ogni angolo, strada, o trattore cubano.
Ritorniamo dal nostro posteggiatore ufficiale Naranjo, che ci indica la strada per uscire dal dedalo di viottoli ciottolati di questa perla di città.
Ripercorriamo la strada dei granchi e arriviamo a Cienfuegos.
Sembra una città un po’ più caotica delle altre che abbiamo trovato sin’ora.
Il primo pensiero, viste le sorprese avute, anche nei precedenti viaggi, è trovare subito una sistemazione per evitare di collaudare i sedili della 206 per la notte.
Ma ben presto ci accorgiamo che sarà dura.
In occasione della festa del primo di maggio, giorno di grande festa in tutta Cuba, si spostano migliaia di persone, e quindi in tutti gli alberghi della città la risposta è la stessa:”NO ROOM, SORRY!”.
Per fortuna troviamo un gentilissimo portiere di uno di questi alberghi che ci indirizza verso una casas particulares di una sua conoscente.
Due stanze, piccole ma pulite, graziose, il letto è forse un po’ piccolo(ma più probabilmente siamo noi che siamo fuori misura con i nostri metri e novanta), con tanto di frigo( che riempiamo di un fusto da 5 di acqua per domani) e un televisore, che resterà invece inattivo durante il nostro soggiorno. 28 cuc$ più 6 di colazione.
Decliniamo l’invito di Wilme e Barbara per la cena, che decidiamo di consumare in centro, dove siamo attorniati dai soliti jinteros che appena scoprono la nostra nazionalità cominciano con la solita manfrina del “viva Italia campeòn del mundo de futbol”, e giù a snocciolare la formazione....Buffon Zambrotta Cannavaro Materazzi( testata, imitando il dgesto di Zidane)...fino a Totti e Del Piero.
Non abiamo voglia di sorprese culinarie, quindi optiamo per Dino’s Pizza.
Locale un po’ buio, camerieri lunghi come la fame, servizio....vabbè, siamo a Cuba.
La pizza alla fine è anche buona, la birra la solita Bucanero, e direi che per 8 cuc$ (5,60€) siamo molto contenti.
Torniamo a casa e in breve siamo sopra le coperte( molto caldo, e un umido pazzesco) a dormire.
Lasciamo felici il nostro Rancho alla volta di Trinidad.
Una strada piena di saliscendi, prima di costeggiare nuovamente il mare.
Proseguiamo distrattamente quando, là in mezzo alla strada, ecco una piccola sagoma scura si sposta di traverso lungo la strada.
Metto a dura prova i freni della 206 per riuscire ad evitare di far diventare puré un grosso granchio.
Aspetto che finisca il suo attraversamento per poi proseguire il nostro cammino su una strada che, guardata più attentamente, si rivela essere completamente tappezzata dei poveri resti di grossi granchi rossi.
Arriviamo a Trinidad: finalmente il turismo a Cuba c’è, e si vede.
Orde di turisti che insieme a noi visitano la coloratissima e ordinatissima città, già patrimonio dell’UNESCO.
Sulla piazza una scolaresca locale fa lezione e disegna su fogli bianchi usando come banco il selciato della piazza: ah come invidio questi bambini sorridenti, che fanno lezione sotto il soffitto azzurro del cielo del buon Dio.
Un giro veloce anche al mercatino, dove sono gettonatissime le maglie bianche e le bamboline della santeria cubana(che a noi europei fanno molto riti woo-doo).
Facciamo una sosta per fare qualche acquisto per noi, stavolta rhum, ma non il classico e inflazionato Havana Club, che riempie ogni angolo, strada, o trattore cubano.
Ritorniamo dal nostro posteggiatore ufficiale Naranjo, che ci indica la strada per uscire dal dedalo di viottoli ciottolati di questa perla di città.
Ripercorriamo la strada dei granchi e arriviamo a Cienfuegos.
Sembra una città un po’ più caotica delle altre che abbiamo trovato sin’ora.
Il primo pensiero, viste le sorprese avute, anche nei precedenti viaggi, è trovare subito una sistemazione per evitare di collaudare i sedili della 206 per la notte.
Ma ben presto ci accorgiamo che sarà dura.
In occasione della festa del primo di maggio, giorno di grande festa in tutta Cuba, si spostano migliaia di persone, e quindi in tutti gli alberghi della città la risposta è la stessa:”NO ROOM, SORRY!”.
Per fortuna troviamo un gentilissimo portiere di uno di questi alberghi che ci indirizza verso una casas particulares di una sua conoscente.
Due stanze, piccole ma pulite, graziose, il letto è forse un po’ piccolo(ma più probabilmente siamo noi che siamo fuori misura con i nostri metri e novanta), con tanto di frigo( che riempiamo di un fusto da 5 di acqua per domani) e un televisore, che resterà invece inattivo durante il nostro soggiorno. 28 cuc$ più 6 di colazione.
Decliniamo l’invito di Wilme e Barbara per la cena, che decidiamo di consumare in centro, dove siamo attorniati dai soliti jinteros che appena scoprono la nostra nazionalità cominciano con la solita manfrina del “viva Italia campeòn del mundo de futbol”, e giù a snocciolare la formazione....Buffon Zambrotta Cannavaro Materazzi( testata, imitando il dgesto di Zidane)...fino a Totti e Del Piero.
Non abiamo voglia di sorprese culinarie, quindi optiamo per Dino’s Pizza.
Locale un po’ buio, camerieri lunghi come la fame, servizio....vabbè, siamo a Cuba.
La pizza alla fine è anche buona, la birra la solita Bucanero, e direi che per 8 cuc$ (5,60€) siamo molto contenti.
Torniamo a casa e in breve siamo sopra le coperte( molto caldo, e un umido pazzesco) a dormire.
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