CUBA-7
03/05/2008
Prima di riprendere l’autopista decidiamo di goderci un po’ tranquillità attraversando paesini e godendo delle ultime immagini della gente delle campagne cubane, dei carretti coi cavalli, dei ragazzi scalzi che giocano a baseball per la strada, delle torte della festa, dei camion carichi di lavoratori…
Lungo l’autopista un curioso ristoro volante: ragazzi con spiedi carichi di pollo e cosciotti di maiale arrosto.
Ma Cuba è anche un’autostrada che ti coglie di sorpresa, finendo improvvisamente da tre corsie in una stretta inversione a U.
Crepi l’avarizia, ultima notte col botto in uno dei più lussuosi alberghi de L’Avana: HOTEL RIVIERA( 110 cuc$).
Un lussuoso albergo con enorme hall simile ad una galleria d’arte, un ristorante da troppe forchette, un’enorme piscina con trampolino, sala per spettacoli di cabaret( peccato non capire nulla), un piano di negozi, un bar, una caffetteria e un ristorante panoramico su al 20° piano.
Il tutto sul MALECON, proprio in faccia all’Oceano.
La nostra camera all’8° piano è enorme, con tavolino e posacenere in marmo, con una fresca terrazza dalla quale si gode uno splendido panorama del lungomare de L’Avana.
Ma nonostante il lusso, la pecca( come in tutti i posti che ci hanno ospitato) è proprio dietro la porta:il bagno è disastroso…
Guida alla mano partiamo nel nostro giro “Centro Habana”.
Tappa principale il “Capitolio”, già sede del parlamento cubano, fatto erigere con capitali statunitensi a immagine e somiglianza del Washington Capitol Building.
Prendiamo una guida( in inglese) che ci illustrerà i fasti del passato attraverso la sontuosità e le ricchezze dei materiali usati per la costruzione di questo enorme palazzo, ricco di sale finemente affrescate, di marmi italiani( se ne contano un’ottantina ) e di legni finemente intarsiati(rigorosamente mogano cubano).
Il tutto naturalmente condito da un profondo orgoglio nazionalista.
Il salone centrale con l’enorme statua di bronzo( la terza statua indoor al mondo per stazza), il diamante da 22 kt incastonato nel pavimento( pietra miliare di partenza per il calcolo di tutte le distanze dalla capitale nello stato di Cuba) , gli affreschi in stile rinascimentale italiano, il portone con formelle di bronzo con la storia della Repubblica di Cuba, gli stucchi, i gessi: nulla da invidiare alla ricchezza del palazzo degli zar di Russia.
E per la costruzione di tale magnificenza, dal ’24 al ’29, sono morti solo 3 operai: un risultato invidiabile che appare ancora come un miraggio al giorno d’oggi nel mondo “occidentale” del lavoro.
Al di fuori è un brulicare di macchine, pedoni, e coco-taxi, mezzo di trasporto per turisti, ricavato da una vespa divenuta triciclo, a cui è stata aggiunta una copertura al divanetto posteriore.
GRAZIOSISSIMI:
Subito dietro il Capitolio, la “Real Fabbrica de Tabacos Partagàs”, dove proviamo ad entrare per osservare le arrotolatrici al lavoro, ma giustamente sabato e domenica non lavorano: e sarà questa la prima tappa del prossimo viaggio a Cuba.
Il giro continua per il Palazzo Bacardì, il Museo della Rivoluzione, il relitto del Granma.
Poi il Prado, principale via di passeggio a L’Avana.
Lo sfarzo si affianca al rudere: palazzi degli anni ’20 mantenuti come se il tempo si fosse fermato accanto a facciate svuotate e cadenti.
Un simpatico jinteros( letteralmente procacciatore di affari; da notare che al femminile assume tutt’altra connotazione ) ci decanta la bontà e la convenienza del suo ristorante, ricavato in uno stupendo palazzo, con lampadari di cristallo, stucchi, vetrate colorate e affreschi.
Siamo su una terrazza sul Prado, cena a base di aragosta e gamberi, degno di un’ultima cena.
La solita sorpresa, sempre in positivo, è il conto: aragosta, gamberi, birre, dolce( veramente ottimo, da leccare il piatto) e rum a 40 cuc$ ( 28€).
Rientriamo in albergo col buio, una passeggiata lungo il Malecon, e poi a nanna.
Prima di riprendere l’autopista decidiamo di goderci un po’ tranquillità attraversando paesini e godendo delle ultime immagini della gente delle campagne cubane, dei carretti coi cavalli, dei ragazzi scalzi che giocano a baseball per la strada, delle torte della festa, dei camion carichi di lavoratori…
Lungo l’autopista un curioso ristoro volante: ragazzi con spiedi carichi di pollo e cosciotti di maiale arrosto.
Ma Cuba è anche un’autostrada che ti coglie di sorpresa, finendo improvvisamente da tre corsie in una stretta inversione a U.
Crepi l’avarizia, ultima notte col botto in uno dei più lussuosi alberghi de L’Avana: HOTEL RIVIERA( 110 cuc$).
Un lussuoso albergo con enorme hall simile ad una galleria d’arte, un ristorante da troppe forchette, un’enorme piscina con trampolino, sala per spettacoli di cabaret( peccato non capire nulla), un piano di negozi, un bar, una caffetteria e un ristorante panoramico su al 20° piano.
Il tutto sul MALECON, proprio in faccia all’Oceano.
La nostra camera all’8° piano è enorme, con tavolino e posacenere in marmo, con una fresca terrazza dalla quale si gode uno splendido panorama del lungomare de L’Avana.
Ma nonostante il lusso, la pecca( come in tutti i posti che ci hanno ospitato) è proprio dietro la porta:il bagno è disastroso…
Guida alla mano partiamo nel nostro giro “Centro Habana”.
Tappa principale il “Capitolio”, già sede del parlamento cubano, fatto erigere con capitali statunitensi a immagine e somiglianza del Washington Capitol Building.
Prendiamo una guida( in inglese) che ci illustrerà i fasti del passato attraverso la sontuosità e le ricchezze dei materiali usati per la costruzione di questo enorme palazzo, ricco di sale finemente affrescate, di marmi italiani( se ne contano un’ottantina ) e di legni finemente intarsiati(rigorosamente mogano cubano).
Il tutto naturalmente condito da un profondo orgoglio nazionalista.
Il salone centrale con l’enorme statua di bronzo( la terza statua indoor al mondo per stazza), il diamante da 22 kt incastonato nel pavimento( pietra miliare di partenza per il calcolo di tutte le distanze dalla capitale nello stato di Cuba) , gli affreschi in stile rinascimentale italiano, il portone con formelle di bronzo con la storia della Repubblica di Cuba, gli stucchi, i gessi: nulla da invidiare alla ricchezza del palazzo degli zar di Russia.
E per la costruzione di tale magnificenza, dal ’24 al ’29, sono morti solo 3 operai: un risultato invidiabile che appare ancora come un miraggio al giorno d’oggi nel mondo “occidentale” del lavoro.
Al di fuori è un brulicare di macchine, pedoni, e coco-taxi, mezzo di trasporto per turisti, ricavato da una vespa divenuta triciclo, a cui è stata aggiunta una copertura al divanetto posteriore.
GRAZIOSISSIMI:
Subito dietro il Capitolio, la “Real Fabbrica de Tabacos Partagàs”, dove proviamo ad entrare per osservare le arrotolatrici al lavoro, ma giustamente sabato e domenica non lavorano: e sarà questa la prima tappa del prossimo viaggio a Cuba.
Il giro continua per il Palazzo Bacardì, il Museo della Rivoluzione, il relitto del Granma.
Poi il Prado, principale via di passeggio a L’Avana.
Lo sfarzo si affianca al rudere: palazzi degli anni ’20 mantenuti come se il tempo si fosse fermato accanto a facciate svuotate e cadenti.
Un simpatico jinteros( letteralmente procacciatore di affari; da notare che al femminile assume tutt’altra connotazione ) ci decanta la bontà e la convenienza del suo ristorante, ricavato in uno stupendo palazzo, con lampadari di cristallo, stucchi, vetrate colorate e affreschi.
Siamo su una terrazza sul Prado, cena a base di aragosta e gamberi, degno di un’ultima cena.
La solita sorpresa, sempre in positivo, è il conto: aragosta, gamberi, birre, dolce( veramente ottimo, da leccare il piatto) e rum a 40 cuc$ ( 28€).
Rientriamo in albergo col buio, una passeggiata lungo il Malecon, e poi a nanna.
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