martedì, gennaio 03, 2006

Lascia che (ac)cada...


Già di carattere non sono mai stato un compagnone, con la battuta pronta o la voglia di far casino, né tantomeno uno che attacca bottone con chiunque, che ride e che scherza col primo che gli capita a tiro.
Mi sono sempre considerato un orso, un po’ per via dell’aspetto, ma soprattutto per il carattere, un po’ chiuso e diffidente.
Uno dei miei grandi progetti di allora, finita la scuola, era di iscrivermi alla facoltà di agraria, per poi poter entrare in forestale e allontanarmi totalmente dalla gente, che non capivo.

Poi quel ’94 che mi ha cambiato orizzonti, che mi ha fatto fare delle scelte, che non rinnego, ma che mi accorgo mi hanno portato verso diversi orizzonti da quelli che mi ero immaginato.

La mia massima aspirazione sarebbe stata rifugiarmi nei boschi, solo con la natura. Sono sempre stato affascinato dagli spettacoli della natura, dai colori che ci sono sulle montagne in autunno, le fiamme multicolori che sembrano sprigionarsi dai boschi.

Oppure in estate salire lungo un crinale e vedere i prati verdi, poi pian piano i primi alberi radi, il fitto dei boschi, e più giù ancora, ai tuoi piedi, una valle che ferve e che lavora, mentre tu, nel silenzio, ti godi la tua libertà. Questa si che la considero libertà, anche se mi mancano le ali per spiccare il volo, nel fresco dell’aria, nel frusciare del vento…e respiri a pieni polmoni di quel desiderio.
Non sono mai riuscito a trovare qualcuno che, dopo aver sudato e faticato per ore e ore per salire, dopo essere arrivato al rifugio, estasiarsi di tutto ed estraniarsi da tutto come capitava a me. Perdersi dietro il volo di un falco, seguire il corso delle nuvole, o guardare riposarsi una farfalla su una foglia.
La montagna in estate ha il potere di farmi dimenticare di tutto: il tempo, la fatica, la fame, il mondo intero con tutti i suoi ritmi e protagonisti.
L’estate scorsa mi è capitato di tornare in un posto dove non tornavo da ormai 15 anni. Non posso spiegarti come mi si è aperto il cuore e la mente a rivedere quei prati, quei posti ancora come allora, quegli odori che mi hanno inebriato ed estasiato (altro che alcool o droghe!!!).

E ogni tanto penso a chi ha potuto avere una così fervida fantasia e abile mano da creare tutto ciò.
Penso anch’io che esista Qualcuno dietro tutto ciò, ma non riesco a individuarlo con un dio in particolare. Già, io, che sono cresciuto ed ho vissuto in oratorio fino a vent’anni, che ho fatto il chierichetto(più grande del prete!)fino alla maggiore età, che qualcuno vedeva già in seminario…
Al contrario, invece che aggrapparmi io mi sono totalmente allontanato dalla Fede, ne sono scappato.
E sono scappato da tante cose, per primo da suo fratello, che oramai vedo oramai di rado, ma non per altro, perché già solo il pensarlo mi fa venire i lacrimoni…e conosco quei suoi occhi, quelle poche volte che vado a trovarlo…..sono come i miei…tristi e commossi, perché ci siamo noi, e non più il suo adorato fratello. Gli si legge negli occhi il dolore causato dalla sua mancanza. Mi ci riconosco in lui: una buona abilità nelle mani, la passione per il legno, la gioia nel realizzare le proprie idee, e quel carattere chiuso, burbero, quasi come il nonno di Heidi, ma con un cuore enorme!
E lo stesso orgoglio di non volersi far vedere commossi, quasi deboli: non sei debole zio, so quanto ci manca…

Ogni tanto capita di avere un insetto che ti ronza vicino, un gatto, un uccello, solitario, chissà da dove… e mi piace pensare che sia lui che mi viene a controllare , che viene a vedere quello che sto facendo, cosa sono diventato, come sono cresciuto, cambiato; e mi capita che mi si allarghi cuore, lo guardo, mi perdo dietro i suoi voli, lungo il suo andare, finchè così come era arrivato, scompare.
E ritorno anch’io alla realtà, dura, ma forse meno triste, per quel bel ricordo che mi ha saputo regalare.
Ogni tanto comunque è bello lasciare che le cose (ac)cadano, ma ogni tanto è bello anche lasciarle com’erano, per ricordarci che possono (ac)cadere di nuovo…