venerdì, maggio 23, 2008

CUBA-8

04/05/2008
Enorme, mega rifornita, sontuosa e grassa colazione: carne, polpette, spaghetti, riso, pizza…oltre alla solita valanga di frutta fresca, ai dolci, ai salumi, le uova, gli yogurth, la frutta secca, i cereali di ogni forma e colore, latte succhi di frutta caffè cioccolata tè…
Carichiamo le valige e via per l’ultimo giro per “HABANA VIEJA”.
La fortezza, la piazza( dove sono soggetto involontario di un ragazzo che in 30 secondi, forse meno, mi fa una caricatura, senza nemmeno accorgermene), la Cattedrale.

Passiamo dalla Bodeguita del Medio, un buco per turisti, con un bancone pieno di bicchieri di monito.
Proseguiamo per la città, dove le persone si ritrovano a chiacchierare davanti a case un tempo sontuose, ora decadute e cadenti, dentro i cui cortili, come in gallerie d’arte, sono esposti quadri coloratissimi e allegri, ennesimo contrasto della nostra esperienza cubana.
Giù per Obispo, l’ex convento di S. Francesco d’Assisi e la chiesa, oramai sconsacrata, sede oggi di mostre e di concerti di musica classica.
Qui per la Pek è come tornare a casa: ”Giotto en Padua”, la Cappella degli Scrovegni, in miniatura, è riprodotta nelle sale al primo piano, con tutti i suoi affreschi.
Pausa pranzo ridotta ad un frullato di papaia, un tè freddo, e un mojito.
Quattro passi ancora, a zonzo, e poi via, si parte verso l’aeroporto Josè Martì.
Visto che ci era andata troppo bene, 2 annoiati poliziotti, posteggiati sullo spartitraffico, ci multano perché abbiamo attraversato un metro di linea continua gialla per accostarci a loro a chiedere informazioni:nemmeno il regolamento della Formula 1 è così inflessibile.
Riconsegniamo l’auto e paghiamo a loro la multa che probabilmente si andranno a dividere coi poliziotti a fine turno, e facciamo il check-in per il volo.
Siamo in abbondante anticipo, e ci permettiamo un giro tra i banchi dei souvenir, dove tra gli immancabili rum, habanos, posacenere, magliette e bandiere, spiccano le mapas di Cuba.
“Ma come, alle partenze!?! Ma razza di id…., le piantine servono a chi arriva, non quando si lascia il paese…”
Ci facciamo su una risata, e mettiamo a memoria per il prossimo viaggio.
Paghiamo il visto d’uscita(25 cuc$) e col terrore di essere segnalati per i sigari senza ricevuta( sigari tra l’altro già imbarcati insieme al rum nelle valige), passiamo l’immigrazione, riconsegnando il tagliando religiosamente custodito durante tutta la vacanza.
Al di là un mondo di negozietti, boutiques, e duty-free da fare invidia al povero Victor Novorski, “ospite “ del JFK di New York in “The terminal”.
Ultima Bucanero, e poi via sull’aereo che, dopo uno scalo a Montego Bay, Jamaica, per rifornimento e imbarco passeggeri, ci porterà in 12 ore in Italia, purtroppo a casa.
All’arrivo a Malpensa il ritiro bagagli è veloce.
Passiamo anche qui l’immigrazione: nulla a che vedere con i due minuti di puro terrore passati allo sportello a Cuba, davanti ad una silenziosissima e severissima donna in uniforme intenta a spulciare il passaporto in ogni sua pagina.
Qui si va via veloci, davanti ad un distratto Finanziere che a malapena vede passare i passaporti di quelli che gli sfrecciano davanti, riuscendo difficilmente a controllare proprietario e portatore.