giovedì, gennaio 26, 2006

INSONNIA

e mi ritrovo qui a pensare, in questa notte fredda e crepitante di stelle.
mi ritrovo a dovermi confrontare con il mio futuro, a quella che potrebbe essere la mia situazione tra 20 anni.
è strano come un evento che ti dovrebbe dare sicurezza, invece ti spiazza totalmente e ti provoca una profonda inquietudine.
ho passato otto anni a lavorare, nello stesso posto, con contratti a termine, aspettando con ansia che qualcosa cambiasse, che arrivasse la svolta lavorativa, o verso un’assunzione stabile, o verso una nuova avventura in un altro posto e con un’altra occupazione.
e finalmente è arrivata l’assunzione!
ora non so più se dire finalmente o sfortunatamente.
qualcuno potrebbe anche trovarsi contrariato da questa mia affermazione, ma non so che farci.
cosa potrei volere di più: un posto da statale, che per quanto se ne dica dei giovani di oggi, riconosco essere pur sempre una sicurezza alle spalle. faccio un orario che mi permette di coltivare hobbies e fare attività sportiva. sono libero di gestirmi la mia giornata al meglio, come voglio. lo stipendio non è male, certo non posso dire di navigare nell’oro, ma non mi posso nemmeno lamentare: i miei sfizi ed i miei vizi me li posso togliere.
eppure da allora qualcosa è cambiato.
non so più se è quello che avrei voluto davvero, oppure se quello che mi ha spinto a intraprendere questo cammino è stato l’ennesimo gesto per accontentare le aspettative dei genitori.
mi manca quel sorriso sulle labbra che dovresti avere ogni mattina che entri in ufficio.
quando mi capita di essere fuori sede per lavoro è tutta un’altra cosa. magari gli orari sono assurdi, esci di casa alle 6 e rientri la sera alle 9, dopo 12 ore passate a 5 sottozero o a 40 all’ombra, ma lì si che sono felice. all’aria aperta, non chiuso tra quattro mura; solo con le nuvole a far da soffitto, qualche albero da parete, i colori del giorno a far da illuminazione....
non so se perchè è qualcosa che si distacca dalla routine o perchè realmente quella è la situazione che più mi si confà: lo spirito errante e solitario.